ovunque tu vada
Editore: Marsilio Edizioni
Collana: Farfalle – I gialli
Anno: 2014
Pagine: 445
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OVUNQUE TU VADA

Siamo sul finire degli anni ’90.
Il Pubblico Ministero Jakob Dekas, al riparo dal caldo umido che attanaglia Bolzano in pieno agosto, riceve una visita inattesa: è Milena Romanuna vecchia conoscenza, a chiedere aiuto.  Il suo ex fidanzato – uno stalker – la tormenta la tempesta di telefonate, si apposta sotto casa, compare e scompare sul bus ogni giorno. Dekas è seccato, convinto che l’uomo in realtà non commetta alcun reato.
Dopo qualche mese il cadavere del vecchio Otto Pixner viene ritrovato in pieno inverno nel giardino di Villa Clemens, residenza dell’avvocato Lukas Plattner, amico fidato con cui condivideva la passione per il gioco d’azzardo. Un malore, uno svenimento e l’assideramento durante la notte. Tutto normale, se non fosse per un sospetto del medico di base del vecchio che chiede l’autopsia.
Mentre Dekas è impegnato con il caso, si fa viva una giovane donna che accusa un prete di aver abusato di lei quando era ancora ragazzina: per anni la violenza sarebbe rimasta confinata in chissà quale meandro nascosto del suo cervello, per poi riaffiorare gradualmente, grazie all’aiuto di una psicoterapeuta.
Tre casi che impegnano il PM Dekas, all’apparenza distanti, ma che nascondono i segreti di una comunità benpensante e piccolo borghese dietro la bellezza incantata delle Dolomiti.
Quando nonno Pino gli aveva messo in mano il coltello, la prima volta, Nuccio aveva chiuso gli occhi. Per esser certo che il bambino non si tirasse indietro, il nonno gli aveva avvolto la mano con la sua, gigantesca e nodosa come un tronco di vite. Nuccio tremava, prima di allora non aveva mai ucciso. Il belato del capretto era straziante. Nuccio non guardava, sentiva il manico del coltello stretto nel suo palmo fino a fargli male e i muscoli del corpo paralizzati.
Temeva di pisciarsi sotto da un momento all’altro. Puntò i piedi, nonno Pino lo spinse da dietro e lo fece avvicinare all’animale, che non si dava per vinto, poi gli ordinò “vai!”. Guidandolo con la sua mano ferma infilò il coltello dritto nella gola della bestia. Il sangue schizzò, il capretto non emise più alcun suono. Il colpo di Nuccio era stato preciso e fatale. Gli altri intorno, mamma, papà, zii, cugini e vicini di casa, iniziarono ad applaudire. La festa poteva cominciare, urlavano e ridevano. Nonno Pino alzò in aria il braccio del bambino che ancora afferrava il coltello insanguinato, in una risata forzata.
“La verità vince sempre anche sulla giustizia che pecca di vanità”.

Katia Tenti